SL 26 – Piazza Casali – Sesta Tappa

Testi di Letizia Bravi
liberamente ispirati a fatti realmente accaduti e a persone realmente esistite.

Compagni, eccoci qui.
Ohi, Nerone, Grillo! Voi avete già fatto la fila? Presa la vostra ricevuta?
E allora? Com’è questo ritorno alla normalità?

C’avete una faccia… stralunata.
Fino a pochi giorni fa avevate una barba lunga azzè e gli stracci addosso… E ora guarda te che figurini!

(Scoppia a ridere) Facciamo ben schifo, dì… Sì, sì, da congedati facciamo schifo.
Vi ho visti ieri al Barino con questo volto liscio, le bombette, le scarpe borghesi… Come sono leggere. Mi sembra quasi di imparare di nuovo a camminare, è vero? Ora i miei passi non sono più quelli da ruvido montanaro… Si sono fatti leggeri leggeri.

Ma il mio cuore è ancora gonfio. C’ho un nodo qui, che non vuole saperne di sciogliersi.

Guardate quanta gente… Tutta questa folla prima in piazza, ora qui davanti al Farnese… E avete visto che impressione piazza Cavalli senza i cavalli? Con tutti i partigiani e la gente sui piedistalli vuoti.
Niente duchi… Niente padroni.
Sovrano è il popolo.
(Come riprendendosi dai suoi pensieri) Tallà: c’è qualcuno che si è arrampicato fin sui lampioni per applaudire. (Fa un cenno di saluto).
Chi l’avrebbe mai detto, eh?

Che ci saremmo trovati il 5 maggio a deporre le armi.
Solo una settimana fa, Piacenza era liberata.
Certo, ci hanno messo ben fretta gli americani… Non si fidano di lasciarci le armi, eh. Qualcuno dice che è il governo del sud a fare pressione, che ci guarda come se fossimo concorrenti.
È ben strano come gira il mondo, va là.
Tutti uniti e saldi per liberare la patria e ora è tornata già la consueta diffidenza.
D’altronde, questa spirale di violenza deve finire.
È meglio ed è giusto liberarci del peso delle armi.
Magari mi si sciogliesse anche questo, di nodo (indicandosi il petto).
E invece più guardo la piazza, questi cumuli…
Ma è ora di ricominciare, è vero?
Di ricostruire tutto.
Chissà che ne sarà di noi, amici miei.
Del nostro Paese, del nostro futuro.

Intanto, ci hanno dato una miseria… 5.000 lire a testa, niente. Almeno basteranno per dei vestiti e una bicicletta.

Questo il grande avvenire che ci si prospetta (ride).

Bene… È giunto il momento di salutarsi, amici miei.
(va dalle persone e dà strette di mano, magari un abbraccio, ogni tanto intervalla con “Oh, Fausto! Tallà, Vittorio. Ehi, Dinamite! Ciao”)

Mi raccomando… Non perdiamoci. Ci teniamo in contatto, vero?
Ci vorremo sempre bene noi, è vero? Come ce ne siamo voluti nel pericolo, nella fame, nel freddo, nel dolore.

Pausa

Ora anche gli ultimi curiosi se ne sono andati, la folla si è diradata… Siamo rimasti noi.

Ho il cuore gonfio… Come quel giorno della tormenta sul Ragola.
Te la ricordi, eh, Grillo? Fide, eccome se te la ricordi (ride).
Quando ci siamo svelati i nostri nomi.

Arrivederci, amici.

Ovunque la vita vi porti, compagni miei, siate sempre benedetti.